

“Il Caucaso, finalmente liberato dal fastidioso peso dell’inverno, scosse le sue criniere, rivelando strati di velluto verde pietrificati sotto i tristi strati di ghiaccio.”
Così scrisse Aleksandre Kazbegi, autore georgiano, nella sua opera “Memoirs of a Shepherd” (Ricordi di un pastore). Forse nessuna come queste parole può rendere la straordinarietà di questo luogo, posto proprio ai confini del continente europeo, separando la Russia (a nord) dalla Georgia (a sud). Questo susseguirsi di alture che costituiscono la catena caucasica si sono formate circa 25 milioni di anni fa dalla collisione delle placche araba ed eurasiatica.
Piccolo OFF Topic (totalmente apolitico): ma allora, perché la Georgia, che è un paese asiatico, vuole entrare nell’Unione Europea? Potrebbe apparire strano, ma in realtà non è un controsenso! L’UE non è un semplice aggregato stabilito da criteri escusivamente geografici, ma anche (e soprattutto) rappresenta una unità identitaria. I georgiani si sentono particolarmente vicini agli europei, in quanto condividono radici culturali comuni, oltre a una lunghissima tradizione cristiana, il credo religioso più diffuso in occidente.
A proposito di credo religioso, non sarà forse un caso che uno tra i luoghi più suggestivi del paese è una chiesa del XIV secolo, posizionata nel bel mezzo del nulla, solitaria, come se volesse già incitare alla meditazione più profonda. Come in altri luoghi simili provo a immaginare: il respiro dolce e rilassato, senti una sensazione di felicità (eh si, perché non si può non essere felici davanti a un simile spettacolo), ti senti come abbracciato dal silenzio interrotto magari da una leggera brezza, o dal fischio di un uccellino. Probabilmente erano proprio questi gli obiettivi postisi nella costruzione di un luogo di raccoglimento lontano da tutto, su una collina a 2.170 metri di altitudine con vista il Caucaso.
Visitare la Chiesa della Trinità di Gergeti non significa solo vedere un bel luogo, ma immergersi nell’essenza di un popolo che, insieme alla vicina Armenia, costituisce un baluardo della cristianità, un luogo in cui la spiritualità scorre nelle vene dei cittadini. Si tratta di un luogo con grande carica simbolica, infatti durante i secoli di invasioni, qui venivano nascoste le reliquie più sacre della Georgia, tra cui la Croce di Santa Nino, simbolo della cristianizzazione del paese. Anche sotto il dominio dell’Unione Sovietica, quando vigeva la più assoluta laicità dello stato e la religione era repressa, ha mantenuto intatta la sua aura di sacralità, diventando un faro di speranza e identità per la popolazione georgiana.
Insomma, da viaggiatore curioso che ama provare emozioni e immergersi nella cultura locale rabbrividisco dalla voglia di raggiungere la Chiesa della Trinità di Gergeti!